Vendita legna, pellet, carbone e stufe a Pabillonis, Sardegna

Dai camini a legna al pellet antismog: bruciare naturale senza inquinare

Dai camini a legna al pellet antismog: bruciare naturale senza inquinare

Rottamare ed educare: sono queste le parole d’ordine su cui AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali) ha fondato la sua azione di sensibilizzazione per promuovere una corretta e sostenibile valorizzazione energetica delle biomasse agroforestali, in particolare i biocombustibili legnosi. Il nostro è un Paese che, per storia e per cultura, ama riscaldarsi in modo naturale; la biomassa legnosa rappresenta infatti la prima fonte di energia rinnovabile, utilizzata da circa il 25% delle famiglie italiane, per un valore complessivo che si aggira intorno ai 15 milioni di tonnellate (di cui 3,1 sono rappresentate da pellet e 11,3 da legna da ardere). I dati raccolti da AIEL in questi ultimi anni testimoniano però come non sia sufficiente utilizzare fonti di riscaldamento il più possibile naturali o assimilabili per poter dormire sonni tranquilli; sono tante le insidie in agguato, a partire dalle polveri sottili, che non risparmiano neppure le pratiche più virtuose.

Occorre rottamare le vecchie stufe per ridurre l’inquinamento. L’associazione Aiel: «Non bruciate pellet nei vecchi impianti». Un piano d’azione per ridurre le polveri sottili del 70% nei prossimi 10 anni. Ma occorre educare i cittadini al consumo corretto: se si brucia bene, meno 23% di emissioni.

La parte prevalente delle emissioni di PM10 proviene da stufe e caminetti obsoleti e caratterizzati da tecnologie di combustione superate. Gli apparecchi a legna e pellet installati in Italia da più di dieci anni costituiscono il 70% degli impianti presenti e contribuiscono all’emissione dell’86% del particolato primario derivante dalla combustione domestica della biomassa. Da qui la battaglia intrapresa ormai da anni da AIEL, che rappresenta circa 500 imprese della filiera, tra cui circa il 70% delle aziende italiane ed europee di costruzione di apparecchi domestici e caldaie (il cui fatturato complessivo si aggira intorno ai 700 milioni di euro) e, sul fronte dei biocombustibili, circa 150 produttori di legna e cippato (scaglie di legno) e 90 imprese italiane di produzione e distribuzione di pellet.

Sostituire almeno 350 mila bruciatori l’anno

L’obiettivo dell’Associazione è alquanto sfidante e in cima alle proprie priorità propone un approccio concreto che punta ad abbattere in dieci anni il 70% di emissioni imputabili a questo sistema di riscaldamento. «I due pilastri della nostra strategia», ci ha raccontato Annalisa Paniz, direttore affari generali e relazioni internazionali di AIEL, «sono da un lato la sostituzione di almeno 350.000 apparecchi all’anno, grazie a un migliore utilizzo dei sistemi incentivanti già in essere, dall’altro l’educazione del consumatore finale affinché gestisca correttamente il proprio generatore di calore a biomassa». E i primi risultati già si vedono. Nel corso dell’ultimo decennio in Italia il livello dei sistemi di riscaldamento si è innalzato sia per quanto riguarda funzioni che prestazioni: una parte delle tecnologie di combustione più ob solete sono state sostituite grazie all’utilizzo di apparecchi moderni ad elevata efficienza, facendo registrare una riduzione delle emissioni del 23% dal 2010 al 2018 (passando da 123.000 a 95.000 tonnellate).

Qualità certificata e aiuti di sistema

Tra le azioni virtuose individuate da AIEL rientrano dunque l’accelerazione del processo di rottamazione delle vecchie stufe e la loro sostituzione con apparecchi classificati con le migliori performance, la loro installazione a regola d’arte da parte di operatori qualificati, la promozione dell’uso di combustibili legnosi di qualità certificata, la manutenzione periodica affidata a operatori professionali e la diffusione tra i cittadini di buone pratiche nella gestione generale degli impianti. «Ma la buona volontà del singolo non basta», riprende Annalisa Paniz: «Servono anche incentivi di sistema che aiutino il privato a fare scelte sostenibili. Qui entrano in gioco i meccanismi incentivanti del Conto Termico, che trae origine normativa dalla necessità di concorrere al raggiungimento degli obiettivi nazionali previsti dai Piani di azione per le energie rinnovabili e per l’efficienza energetica».

Fonte: Corriere.it